Matteo Maria Boiardo

Cronologia

a cura di Gabriele Baldassarri

1441
Matteo Maria Boiardo viene al mondo nel castello di Scandiano, probabilmente in quest’anno e tra il 13 maggio e il 12 giugno, come si deduce da due sonetti degli Amorum libri: III 57, che colloca nel 1471 il compimento, verosimilmente, del trentesimo anno di età da parte del poeta; II 18, che pone la nascita sotto il segno dei Gemelli, e quindi in un intervallo che deve essere individuato «considerando il periodo anteriforma gregoriana del calendario e le effemeridi del 1441» (Zanato).
Da lunga data la famiglia Boiardo è fedele ai signori di Ferrara.
Il padre di Matteo Maria, Giovanni, è il figlio primogenito di Feltrino: quest’ultimo nel 1423 ha ricevuto da Niccolò III d’Este il feudo di Scandiano, nel territorio di Reggio Emilia, in cambio di Rubiera, di importanza strategica per gli Estensi, ed è stato eretto conte da Filippo Maria Visconti (vicario imperiale e signore presuntivo del contado di Reggio).
La madre Lucia appartiene invece alla famiglia Strozzi, di origine fiorentina e anch’essa molto vicina agli Este, ed è sorella del poeta latino Tito (il quale assocerà al primo nome quello di Vespasiano): quest’ultimo eserciterà notevole influenza su Matteo Maria, ad esempio con il poema epico Borsias (che contiene la leggenda di Rugiero, progenitore degli Este) e con gli Eroticon libri (a cui gli Amorum libri sono imparentati fin dal titolo).
Nello stesso anno Giovanni Boiardo si trasferisce con moglie e figlio a Ferrara.
Il 26 dicembre muore a Milano il marchese Niccolò III d’Este, nato nel 1383 e al potere da circa quarant’anni. I figli legittimi Ercole e Sigismondo, nati dal terzo matrimonio del marchese (nel 1431 e 1433), sono ancora giovanissimi; quindi a Niccolò succede il figlio naturale Leonello (nato da Stella dei Tolomei nel 1407, legittimato da papa Martino V nel 1429).
Educato alla scuola di Guarino Veronese, Leonello assegna alla cultura classica un ruolo preminente nella vita della corte, divenendo emblema del principe umanista. Celebre testimonianza di questo corso della cultura estense è la Politia litteraria di Angelo Decembrio, un dialogo latino che tra i protagonisti, oltre a Leonello e Guarino, conta il nonno di Matteo Maria, Feltrino Boiardo.

1450
Muore Leonello. A causa della minore età del figlio Niccolò (nato nel 1438 da Margherita Gonzaga), a cui sarebbe spettata la successione secondo le disposizioni testamentarie impartite a suo tempo da Niccolò III, viene eletto marchese il fratello Borso (nato da Stella dei Tolomei nel 1413); poco dopo una bolla di papa Niccolò V ratifica l’accaduto, spostando la linea di successione ai figli di Borso e, in loro mancanza, ai fratelli legittimi e legittimati.
Il nuovo marchese, nonostante le riserve espresse dai contemporanei, come Enea Silvio Piccolomini (Pio II) e da storici moderni, svolge un ruolo importante nel consolidamento dello Stato regionale degli Este. In questa politica rientra la concessione di nuovi territori in feudo alla famiglia Boiardo.
L’età di Borso si caratterizza per un significativo cambiamento di indirizzo nella politica culturale. In campo letterario si assiste a un’attenuazione dell’impianto umanistico di Leonello, a cui fa riscontro un interesse più marcato per la cultura volgare, anche se al Signore continuano ad essere dedicate opere in latino (lingua che Borso, educato alle armi, probabilmente non conosceva) e soprattutto orazioni e opere encomiastiche in gran copia.
Le predilezioni di Borso vanno al romanzo cavalleresco, con largo approvvigionamento di opere in francese, ma anche la lirica volgare conosce un grande rigoglio, specie dagli anni Sessanta e grazie soprattutto all’opera di mecenatismo svolta da Alberto d’Este, un altro dei figli di Niccolò III: oltre a Boiardo, compongono canzonieri in volgare i poeti, ferraresi o vissuti a Ferrara, Filippo Nuvoloni, Ludovico Sandeo, Antonio Cornazano e il personaggio non identificato, oggi noto come “amico del Boiardo”, a cui si deve una vasta raccolta denominata Canzoniere Costabili.
In campo artistico si costituisce in questi anni una scuola pittorica ferrarese che molto deve ad apporti esterni, dal fiammingo Rogier van der Weyden a Piero della Francesca: i rappresentanti più noti sono Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole de’ Roberti; gli ultimi due sono tra gli autori del celeberrimo ciclo murale dei Mesi di Palazzo Schifanoia (il Cossa dei mesi di marzo, aprile, maggio; Ercole probabilmente del mese di settembre), realizzati nell’estate-autunno del 1469 e, secondo una recente ipotesi, sotto la regia artistica di Baldassarre d’Este, pittore e fratellastro di Borso. Il ciclo rappresenta un vero e proprio panegirico del signore di Ferrara ed è articolato secondo un complesso schema mitologico-simbolico ideato probabilmente dall’astrologo di corte Pellegrino Prisciani.
Il nome del duca è legato anche alla splendida Bibbia miniata, nota appunto come Bibbia di Borso (oggi conservata alla Biblioteca Estense di Modena), alla quale Taddeo Crivelli lavora tra il 1455 e il 1461 con almeno una decina di assistenti. Borso amplia inoltre la biblioteca di famiglia, mettendo con generosità i volumi a disposizione di professori, amici, cortigiani, e fornisce anche un importante impulso allo Studio, l’università, fondata nel 1391 e ripristinata, dopo un periodo di declino, da Leonello.

1451
Agli inizi di luglio Giovanni Boiardo muore. Insieme alla madre (e ad almeno due sorelle) Matteo Maria si trasferisce a Scandiano, presso il nonno Feltrino, il quale si occupa della formazione del giovanissimo erede, ponendolo sotto la guida dell’arciprete Bartolomeo da Prato (autore di una biografia dello stesso Feltrino).

1452
Il 18 maggio Borso d’Este riceve la legittimazione dell’imperatore Federico III e la nomina a duca di Modena e Reggio.
In ottobre Borso conferma a Matteo Maria (impubere, quindi di età inferiore a quattordici anni) le prerogative del defunto Giovanni su dazi e gabelle dei territori di Scandiano, Torricella, Gesso e Arceto.

1456
In luglio muore Feltrino Boiardo. Nel governo del feudo di Scandiano e Casalgrande gli succedono il figlio Giulio Ascanio e il nipote Matteo Maria, entrambi insigniti del titolo di conte.

1460
In febbraio muore Giulio Ascanio. Ne è erede il figlio Giovanni, ancora giovanissimo; Matteo Maria, che non ha comunque raggiunto ancora la maggiore età (venticinque anni), gestisce il governo del feudo con la vedova di Giulio Ascanio, Taddea Cornelia, della potente famiglia dei Pio da Carpi.
Due mesi dopo Boiardo conferma la propria fedeltà alla città di Reggio Emilia, intervenendo all’adunanza del consiglio generale della comunità, e proseguendo così la tradizione della sua famiglia, che in Reggio aveva sempre avuto un punto di riferimento.

1461
Un documento ducale attesta l’intenzione di Matteo Maria di trasferirsi a Ferrara («venturi de proximo ad abitandum Ferrarie»): anche se questo primo soggiorno ferrarese deve essere stato breve, ci viene segnalata così la partecipazione del conte di Scandiano alla vita della corte, che crescerà negli anni successivi.

1463-1464
Borso, privo di eredi, richiama in patria i fratellastri Ercole e Sigismondo (alla corte di Napoli dal 1445), delegandoli come governatori rispettivamente di Modena e Reggio e designando il primo quale successore. Viene così ripristinata la linea dinastica legittima degli Estensi.
Questo evento segna le prime opere latine di Boiardo, i Pastoralia e i Carmina (fino a tempi recenti erroneamente noti come Carmina de laudibus Estensium), caratterizzate dalla celebrazione encomiastica di tutti e tre i signori estensi, ma in particolare di Ercole, facilmente paragonato al mitico personaggio omonimo.
I Pastoralia sono una raccolta di dieci egloghe di cento versi ciascuna, che palesa la volontà di emulare umanisticamente il supremo modello virgiliano, non solo nel numero dei componimenti, ma anche nella situazione di diversi testi e addirittura nel gioco di rispondenze interne, secondo un gusto architettonico che impronta quasi tutte le opere boiardesche. I testi, equamente spartiti tra argomenti politici e di altra natura, presentano sotto le vesti pastorali diversi personaggi di un ambiente letterario nel quale la poesia bucolica è diffusamente praticata (compongono egloghe Tito Strozzi, Battista Guarini, Gaspare Tribraco, Bartolomeo Paganelli).
Anche i Carmina, come mostrato recentemente, sono in numero di dieci e rivelano un’attenzione studiata per l’aspetto strutturale, ma soprattutto segnalano una competenza nella metrica latina rara per l’epoca, data la predilezione per metri oraziani e catulliani e in ogni caso inusitati.

1465
In giugno, a Reggio, Boiardo partecipa al fastoso ricevimento organizzato in occasione del passaggio del corteo nuziale di Ippolita Sforza, sposa ad Alfonso duca di Calabria; è presente anche Borso d’Este.

1469
In gennaio Boiardo è tra i cavalieri che accolgono a Ferrara l’imperatore Federico III, di ritorno da Roma e ospite del duca Borso per una settimana.
In aprile ha inizio l’amore per Antonia Caprara, secondo le coordinate temporali che si deducono chiaramente dagli Amorum libri: nel son. III 56, collocabile nella primavera del 1471, si dice che sono trascorsi due anni da quando il cuore del poeta «fu tra le rose dolcemente preso».
Secondo le ipotesi condivisibili di Antonia Tissoni Benvenuti, a questa data Boiardo ha già avviato, forse da qualche anno, la stesura del suo capolavoro, l’Inamoramento de Orlando (prima ritenuto posteriore al 1476). Il genere cavalleresco doveva riuscire particolarmente gradito a Borso e non al suo successore Ercole; si può pensare che lo stesso Borso stimolasse l’introduzione nel poema del personaggio di Rugiero, avvenuta però solo tardivamente, a partire dal secondo libro: la leggenda dinastica (presente già per sommi capi nella Borsias di Tito Strozzi) che faceva di quest’ultimo il progenitore degli Este intendeva soppiantare quella della discendenza dai Maganzesi (la famiglia del traditore per eccellenza del ciclo carolingio, Gano).

1471
Il conte di Scandiano è fra i sei più onorevoli cittadini che si recano a Roma al seguito di Borso d’Este, il quale il giorno di Pasqua (14 aprile) riceve da papa Paolo II (di cui gli Este sono vassalli) l’investitura a duca di Ferrara e in seguito l’onorificenza della rosa d’oro.
La partenza e la conseguente lontananza dall’amata (13 marzo-24 maggio) coprono l’ultima parte degli Amorum libri, dal sonetto III 39 in poi; in particolare l’occasione romana è delineata da III 49, che prende le mosse dalla decadenza di Roma rispetto all’antico splendore; da III 51, che si rivolge a un Battista identificabile forse con Leon Battista Alberti, e fornisce riferimenti chiari alla «festa regal» in onore del «Duca» e ai «tanti giorni» trascorsi a «Roma»; e da III 54, in cui il lamento del poeta si estende alla lontananza da Ercole, «il mio Signor zentile».
Il 19 agosto Borso muore. Gli succede Ercole, che riesce ad avere la meglio sulle pretese avanzate da Niccolò di Leonello.
I rapporti tra il nuovo duca e il conte di Scandiano sono ormai consolidati. Il registro del guardaroba di Ercole (2 settembre) annovera significativamente tre opere di Boiardo: «Uno libro chiamato Probo Emilio, vulgare, in prosa, traducto per il conte Mathio Maria Boiardo»; «Uno libro in versi latini […] composto per il conte Mathio Maria Boiardo»; «Uno libro in versi latini […] composto per il predicto Mathio Maria Boiardo».
Il primo testo è il volgarizzamento delle Vite degli eccellenti capitani, attribuito a Emilio Probo, in realtà di Cornelio Nepote. A questa altezza Boiardo aveva già tradotto per Ercole anche la Ciropedia di Senofonte, servendosi a sua volta di traduzioni latine. In seguito volgarizzerà un’opera storica del cronista medievale Riccobaldo da Ferrara, intitolata Historia imperiale, che non corrisponde esattamente a nessuno dei testi oggi noti dell’autore, e le Storie di Erodoto (dal testo latino di Lorenzo Valla). Il nuovo duca, ignaro di latino, è infatti avido di volgarizzamenti di opere latine e greche, specie storiche.
Non è facile definire l’atteggiamento tenuto da Boiardo nell’assecondare questo desiderio: le sue traduzioni sono spesso assai libere, tutt’altro che prive di fraintendimenti ed errori, e hanno indotto alcuni studiosi a pensare che il conte potesse servirsi di collaboratori per portare a termine imprese piuttosto ampie e perciò bisognose di tempo e dedizione che forse non poteva avere; ma nei momenti più felici i volgarizzamenti riportano il lettore all’atmosfera del miglior Boiardo. Così, ad esempio, nell’Erodoto si avverte soprattutto il gusto per l’esotico e il meraviglioso che si ritrova nell’Inamoramento de Orlando. È certo in ogni caso che proprio il poema dovette subire un ripensamento nel passaggio da Borso a un signore come Ercole, poco interessato al meraviglioso e assai più alla storia.

1473
Il conte di Scandiano accompagna a Napoli Sigismondo d’Este, il quale deve condurre a Ferrara Eleonora, figlia di Ferdinando d’Aragona, e sposa del duca Ercole I. Lungo il viaggio (25 aprile-3 luglio), l’imponente seguito (550 cavalieri) fa tappa a Firenze (dove Matteo Maria può aver conosciuto Lorenzo il Magnifico) e Roma, dove si ferma anche sulla strada del ritorno.
In settembre Boiardo interviene all’adunanza del Consiglio generale della comunità di Reggio; il suo lungo discorso testimonia l’esistenza di dissidi con la famiglia dei Pio da Carpi sull’utilizzo delle acque del fiume Secchia.

1474
I dissidi con i Pio da Carpi e quindi con la famiglia del cugino Giovanni sfociano in un tentativo di avvelenamento ai danni di Matteo Maria, che riesce a sventare l’attentato prima che venga messo in opera. I responsabili subiscono solo lievi e temporanee punizioni: il mandante Marco Pio viene incarcerato per breve tempo, mentre l’esecutore materiale, il notaio reggiano Simone Boioni, viene condannato ma liberato solo un anno dopo.
Evidentemente il duca Ercole non intendeva inimicarsi una famiglia di feudatari dell’importanza dei Pio da Carpi, ma è possibile che il veneficio fosse poco più che una messinscena utile ai contendenti per addivenire a un compromesso. Difatti solo due mesi dopo l’attentato, il 23 maggio 1474, i cugini Matteo Maria e Giovanni procedono alla divisione del feudo, alla presenza di Ercole: al primo vanno Scandiano, Gesso, Torricella; al secondo Casalgrande, Dinazzano, Arceto, Salvaterra, Montebabbio. I contrasti avranno comunque qualche strascico negli anni successivi; Matteo Maria sarà tenuto a risarcimenti nei confronti della zia e del cugino, mentre si appellerà al duca Ercole per la risoluzione di questioni di confini e intenterà una causa a Giovanni.

1476
Il 22 gennaio Ercole I procede a una riforma della sua corte; Matteo Maria risulta tra i cortigiani ospitati da lì in poi nel palazzo ducale, con conseguente salario (uno dei più alti), documentato dal giorno successivo.
Alla partecipazione alla vita di corte è stata ascritta in genere la stesura dei cosiddetti Tarocchi o meglio Carte de triomphi: si tratta di settantotto terzine (a formare cinque capitoli dedicati a Timore, Gelosia, Speranza, Amore e al Triompho del vano mondo) e due sonetti che accompagnavano un mazzo di ottanta carte da gioco; tuttavia l’attribuzione a Boiardo di quest’opera, dovuta alla princeps di Niccolò Zoppino del 1523, è oggi fortemente in dubbio, potendosi proporre l’attribuzione alternativa a Niccolò da Correggio, cugino del conte di Scandiano e nipote di Borso d’Este, abile condottiero e poeta egli stesso.
Il 21 luglio nasce Alfonso, primo figlio maschio di Ercole I ed Eleonora d’Aragona (che dà alla luce ben sette figli in sette anni), futuro duca di Ferrara. In ottobre Boiardo è presente, come uno degli uomini più importanti della corte, alla cerimonia del battesimo.
Tra agosto e settembre Ercole affronta e sventa una congiura ordita a suo danno dal nipote Niccolò di Leonello, che viene decapitato. La vittoria del diamante (l’insegna di Ercole) sulla vela (l’insegna di Niccolò) è al centro degli otto Epigrammata latini composti nell’occasione da Boiardo.

1477
Entro il «Die quarto Ianri MCCCLXXVII» (4 gennaio), secondo la data in calce al codice Egerton 1999 della British Library, vengono completati gli Amorum libri.

1479
Matteo Maria sposa Taddea Gonzaga di Novellara; la procura per l’atto di matrimonio è affidata al sopra ricordato Niccolò da Correggio.
In una lettera datata 1° marzo, il capo dello scriptorium di corte, Andrea da la Vieze, informa il duca Ercole di non avere «esempio per quello de Orlando se non per X on XV dì», e chiede di sollecitare il conte a inviare altro materiale, «ad ciò se possa seguitare a scrivere»; allo stesso tempo ricorda al duca che gli faccia mandare «la coda de lo Asino d’oro». Il riferimento è evidentemente al volgarizzamento delle Metamorfosi di Apuleio (la «coda» potrebbe essere identificata con il libero riadattamento del finale di Lucio o l’asino di Luciano, che Boiardo colloca al posto dell’ultimo capitolo del romanzo latino). Anche se la lettera di Andrea da la Vieze testimonia l’importanza del rapporto di committenza per l’attività letteraria di Boiardo, l’opera è assai diversa da quelle che il duca ama farsi tradurre (anche se Ercole ne farà quasi un libro da capezzale): il romanzo di Apuleio appare ben più vicino ai gusti dell’autore dell’Inamoramento de Orlando, in particolare per la forte componente avventurosa e fantastica e per gli inserti novellistici.

1480
In gennaio nasce il primogenito di Matteo Maria e di Taddea Gonzaga, Camillo Boiardo.
Il conte di Scandiano viene nominato da Ercole capitano ducale a Modena, dove fa il suo ingresso il 16 luglio. «Compito principale del capitano era quello di curare, con tutti i poteri a sua disposizione, il rispetto dell’ordine pubblico, il collegamento fra l’autorità periferica e quella centrale, l’esecuzione, in particolare, delle direttive impartitegli, pressoché quotidianamente, dal duca». Nel governo il capitano è affiancato dal podestà, al quale compete l’amministrazione della giustizia, e dal massaro, «esattore e tesoriere dei dazi e delle gabelle per conto di Casa d’Este» (Monducci, Badini).

1482-1484
Il 3 maggio 1482 inizia ufficialmente la guerra di Ferrara, che vede da un lato Venezia e la Chiesa e dall’altro la lega formata, con Ferrara, da Milano, Mantova, Bologna, Firenze e Napoli. Nelle prime fasi del conflitto lo Stato estense vede minacciata la propria integrità; le sorti della guerra mutano quando, dopo che il Papa ha lasciato il conflitto, nel 1483 giunge in soccorso Alfonso d’Aragona, duca di Calabria e fratello della duchessa Eleonora, ma la pace di Bagnolo, nell’agosto 1484, sancisce la perdita del Polesine di Rovigo e delude le aspettative dei cittadini del ducato.
Boiardo è coinvolto nelle vicende del conflitto, in quanto capitano di Modena, ma anche perché la guerra minaccia il feudo di Scandiano; nel gennaio 1483 ottiene di lasciare il capitanato per potersi occupare delle proprie terre.
Offrendo «una risposta letteraria […] a drammatiche circostanze storiche» (Montagnani), Boiardo compone le Pastorale, una raccolta di dieci egloghe volgari, che danno voce allo sconforto e alle preoccupazioni della guerra (nella prima si allude ad esempio alla malattia che colpisce Ercole nell’agosto 1482; nella quarta alla prigionia di Niccolò da Correggio, caduto in mano nemica in novembre) e si risolvono nella celebrazione del duca di Calabria, con un entusiasmo comprensibile solo prima del trattato di Bagnolo.
Come i Pastoralia, anche le Pastorale sono equamente spartite tra temi politici e no; la composizione probabilmente è unitaria e da collocare in un periodo abbastanza ristretto, anche se può darsi che la III sia stata composta precedentemente, dopo la conclusione degli Amorum libri. La scelta del genere è probabilmente sollecitata dalla recente stampa a Firenze (1482) presso Miscomini delle Bucoliche elegantissimamente composte, che raccoglievano testi di Girolamo Benivieni, Iacopo Fiorino de’ Buoninsegni, Francesco Arzocchi, preceduti dalla traduzione in terzine delle Bucoliche di Virgilio ad opera di Bernardo Pulci.
Le necessità della guerra inducono per contro Boiardo a interrompere la stesura dell’Inamoramento de Orlando alla fine del II libro. In questa veste il poema viene pubblicato per la prima volta; non ci è rimasta alcuna copia di questa edizione, ma sappiamo che il 24 febbraio 1483 il commissario straordinario Paolo Antonio Trotti inviava al duca tre copie a stampa del poema. Un altro documento, datato 15 settembre dello stesso anno, informa invece che gli amanuensi della corte estense stavano procedendo alla copiatura dell’Inamoramento. Altre testimonianze successive, di librai e editori, ci ragguagliano sulla prima diffusione e il commercio della stampa.

1485
In febbraio il conte di Scandiano, insieme con un imponente seguito, di cui fanno parte Niccolò da Correggio e Niccolò Ariosto (padre di Ludovico), accompagna il duca Ercole a Venezia, in una missione di rappacificazione.

1486
A testimonianza della fortuna immediata dell’Inamoramento de Orlando, il marchese di Mantova Gian Francesco Gonzaga, in data 6 ottobre, chiede a Boiardo che «voglia accomodare per qualche dì la prima de l’ultima parte de l’Inamoramento di Orlando», cioè quanto aveva composto dopo la stampa dei primi due libri.
In marzo il conte ottiene da Ercole il permesso di indire a Scandiano una fiera annuale esente da gravami fiscali per dodici giorni nel periodo di Pentecoste.
Nel gennaio dello stesso anno viene allestita a Ferrara la rappresentazione di un volgarizzamento dei Menaechmi plautini (nella quale può avere avuto un ruolo lo stesso Boiardo): la corte estense si pone così all’avanguardia della grande stagione del teatro rinascimentale. Ercole in persona ha un sicuro ruolo di promotore.
Dopo questa data va collocata forse l’Orphei tragoedia, adattamento in cinque atti della Fabula di Orfeo di Poliziano, che può essere attribuito a Boiardo anche in virtù dello sperimentalismo metrico che caratterizza alcune sue parti e che forse venne rappresentato a Milano nel 1493 con scenografia curata da Leonardo da Vinci.
Sicuramente di Boiardo è invece il Timone, una commedia in cinque atti basata su un dialogo di Luciano che, secondo le consuetudini boiardesche, è sottoposto ad aggiunte e riadattamenti, anche del messaggio originario: l’opera deplora la misantropia e l’avidità del protagonista, contrapponendovi ideali moderati di socialità cortese e liberalità.

1487
In febbraio viene pubblicata dal tipografo veneziano Piero de’ Piasi la seconda edizione dell’Inamoramento, di cui ci è rimasto un solo esemplare, conservato alla Biblioteca Marciana.
Boiardo viene nominato dal duca capitano di Reggio Emilia, carica che terrà fino alla morte. Il governo di Reggio, città in cui più forti si facevano sentire gli interessi personali del conte di Scandiano, è caratterizzato da conflitti con altri funzionari degli Este, specie con il massaro (l’“esattore” ducale), Ludovico Orsini, e con Beltramino Cusastri, che Ercole aveva nominato commissario straordinario a Modena e Reggio, per porre riparo al disordine provocato nelle due comunità dalla guerra di Ferrara: «mi trovo havere persa la calamita cum questo magnifico capitanio – scrive ad esempio il Cusastri a Ercole, in data 17 marzo 1489 –, il quale non mi giova humanità, patientia et cortesia ch’el possa tirare in amicitia et che cum cadauno cum chi il parla non dimostri che molto gli grava il mio eser qua», mentre l’Orsini scriverà significativamente al duca (in data 5 agosto 1494) che Boiardo si comporta come se il duca stesso «non havesse dominio de questa terra et che la fusse in libertà et che lui fusse il capo».

1491
In febbraio il conte di Scandiano è presente ai festeggiamenti per il matrimonio del figlio di Ercole, Alfonso, con Anna Sforza.
In marzo è attestata la morte del secondo figlio maschio, ancora molto piccolo, di Matteo Maria e Taddea Gonzaga, che avevano avuto, oltre al primogenito Camillo, quattro figlie.
Dell’agosto è un’altra importante testimonianza sull’Inamoramento: da uno scambio di lettere con la marchesana di Mantova, Isabella Gonzaga (figlia di Ercole d’Este), apprendiamo che il poema riscuoteva l’entusiastico interesse di quest’ultima, donna tra le più colte del tempo, ma soprattutto che Boiardo doveva rammaricarsi di «non havere seguitato l’opera, che è restato per altre occupatione». La composizione procedeva quindi molto lentamente: nei dodici anni dalla prima edizione in due libri alla morte Boiardo in effetti riesce ad aggiungere solo nove canti.
In settembre viene pubblicata la terza edizione in due libri dell’Inamoramento dal tipografo Cristoforo de Pensis, da Mandello. Anche di questa ci resta un solo esemplare, conservato alla Cassa di Risparmio di Firenze, Fondo Ridolfi.

1493
Dal mese di maggio abbiamo notizia del cattivo stato di salute di Boiardo, il quale già da anni soffriva di gotta: in settembre gli Anziani di Reggio scrivono ad esempio a Ercole che «il magnifico capitano si trova in adversa valitudine, come per sua sorte lo è la maggior parte del tempo».
Una testimonianza datata 23 giugno 1493 informa però che il conte di Scandiano collaborava con il duca Ercole a ordinare e sistemare le commedie che il signore intendeva far rappresentare, come tipico prodotto della cultura estense, alla corte di Ludovico Sforza, al quale era andata in sposa sua figlia Beatrice.

1494
Ludovico Sforza il Moro, che aspira al ducato di Milano contro il legittimo erede, il nipote Gian Galeazzo, il quale si è legato tramite matrimonio agli Aragonesi, sollecita il re di Francia, Carlo VIII, a scendere in Italia per rivendicare i diritti degli Angiò sul Regno di Napoli. Gli Este fanno passare le truppe francesi sul loro territorio. Dall’estate Boiardo riferisce al duca Ercole riguardo ai preparativi e ai problemi connessi a questo passaggio, senza nascondere preoccupazioni e fastidio: «Bene adviso la Excellentia Vostra che quisti franzosi sono molto dannosi et rincresevelli et pegio», scrive ad esempio in data 7 ottobre.
Sulla «Italia tutta a fiama e a foco | per questi Galli, che con gran valore | vengon per disertar non sciò che loco» si chiude, incompiuto, l’Inamoramento de Orlando.
Boiardo, «vates eximius» (secondo le parole del consiglio degli Anziani di Reggio), muore a Reggio Emilia il 19 dicembre, dopo lunga malattia, e viene sepolto a Scandiano, nella chiesa di Santa Maria della Natività.
Così viene ricordato l’evento dal cronista Bernardino Zambotti: «El magnifico conte Matthio Maria Boiardo, signore di Scandiano, capitanio de Rezo e de la citadela, morì in Rezo; il quale era gran valenthomo e docto in versi e proxa, e in rima faceto, cauto e sapientissimo, molto dilecto da lo illustrissimo duca nostro e de tuta la chà de Este, el quale fra gli altri libri ha compoxo lo libro de lo Innamoramento de Orlando, cosa alta e bella da lezere ad ogni signore».
Il 20 novembre ha fatto testamento, nominando erede universale il figlio Camillo, che morirà però, forse per avvelenamento, nel 1499, all’età di diciannove anni; Giovanni, cugino di Matteo Maria, si impadronirà così del feudo, costringendo la vedova del poeta e le quattro figlie ad abbandonare Scandiano.

1495
Il terzo libro dell’Inamoramento de Orlando viene stampato a Venezia da Simone Bevilacqua; della stampa resta un solo esemplare, conservato alla Staatsbibliothek di Monaco di Baviera.
Nel maggio dello stesso anno, secondo quanto attestano diversi documenti, viene stampata a Scandiano da Pellegrino Pasquali la prima edizione completa del poema. Non ne è sopravvissuto alcun esemplare, ma su di essa si basa l’edizione di Niccolò Zoppino del 1521, che contiene anche la continuazione al poema di Niccolò degli Agostini: due copie di quest’ultima edizione sono riemerse recentemente e una, l’unica completa, è stata acquistata nel 2019 dalla Biblioteca Trivulziana di Milano.

1499
Il 19 dicembre a Reggio, presso la tipografia di Francesco Mazzali, esce la prima edizione a stampa degli Amorum libri tres, pubblicati come Sonetti e canzoni del Poeta Clarissimo Matthe Maria Boiardo Co(n)te di Scandiano, a cura del letterato Bartolomeo Crotti.
L’anno successivo viene pubblicata a Scandiano la princeps del Timone (12 febbraio, presso Pellegrino Pasquali e Gaspare Crivelli) e a Reggio quella dei Pastoralia, con il titolo di Bucolicum carmen (1° ottobre, ancora a cura del Crotti e coi tipi di Ugo Ruggeri).

Centro Studi Boiardo